Rodolfo Aricò - Esposizioni

Esposizioni personali (selezione)

Rodolfo Aricò, Salone Annunciata Archiviato l'11 maggio 2018 in Internet Archive., Milano, 1959.

Aricò, Salone Annunciata Archiviato l'11 maggio 2018 in Internet Archive., Milano, 1966.

Aricò 67, Galleria L’Attico, Roma, 1967.

Rodolfo Aricò. XXXIV Esposizione Internazionale d’Arte La Biennale di Venezia (Sala Personale), Padiglione Centrale, Venezia, 1968.

Pondus. Mostra personale di Rodolfo Aricò, Salone Annunciata Archiviato l'11 maggio 2018 in Internet Archive., Milano, 1969.

Rodolfo Aricò, Palais des Beaux-Arts, Bruxelles, 1969.

Aricò, Deson-Zaks Gallery, Chicago, 1969.

Rodolfo Aricò, Studio La Città, Verona, 1972.

Rodolfo Aricò, Palazzo Grassi, Centro Internazionale delle Arti e del Costume, Venezia, 1974.

Aricò, Padiglione d’Arte Contemporanea - Parco Massari, Ferrara, 1977.

Rodolfo Aricò. Mito e architettura, Casa del Mantegna, Mantova, 1980.

Rodolfo Aricò, Padiglione d’Arte Contemporanea, Milano (con Gianni Colombo), 1984.

Rodolfo Aricò, Galleria Turchetto/Plurima, Milano, 1989.

Aricò ’70. Carte, progetti, tele. Anni ’60 e ’70, Studio Carlo Grossetti, Milano, 1991.

Aricò. Pitture recenti, Lorenzelli Arte, Milano, 1993.

Rodolfo Aricò, Galleria Turchetto/Plurima, Milano, 1994.

Rodolfo Aricò, Galleria Corraini, Mantova, 1994.

Rodolfo Aricò. Sere, A arte Studio Invernizzi, Milano, 1997.

Aricò, Spazio Annunciata Archiviato l'11 maggio 2018 in Internet Archive., Milano, 2001.

Im Element. Die Kraft des Kosmischen und des Irdischen im Werk von Rodolfo Aricò und Rudi Wach, Kaiserliche Hofburg Innsbruck, Innsbruck; Palazzo Trivulzio, Melzo, 2003.

Rodolfo Aricò. Anti-form. Works 1958-1975, Barbara Behan Contemporary Art, Londra, 2005.

Rodolfo Aricò. Annäherungen an das Absolute, Institut Mathildenhöhe Darmstadt, Darmstadt, 2005.

Rodolfo Aricò. Un erotico germinante. L’opera di Rodolfo Aricò negli anni Ottanta, A arte Studio Invernizzi, Milano, 2009.

Rodolfo Aricò, in Postwar. Protagonisti italiani, Collezione Peggy Guggenheim, Venezia, 2013.

Rodolfo Aricò. Pittura inquieta. Gli anni Novanta, Gallerie d’Italia - Piazza della Scala, Milano, 2014.

Omaggio a Rodolfo Aricò, Accademia di Belle Arti di Brera, Milano, 2014.

Rodolfo Aricò. Line of Demarcation, Luxembourg&Dayan, Londra, 2016.

Esposizioni collettive

Mostra della giovane pittura italiana,Yale University, New Haven, 1957.

Giovani artisti italiani, Palazzo della Permanente, Milano, 1958.

Possibilità di relazione, Galleria L’Attico, Roma, 1960.

7 Italian Artists, Cambridge Art Association, Boston, 1961.

A First American Showing of 7 Young Artists from Milan, Cambridge Art Association, Boston, 1962.

Alternative attuali. Rassegna Internazionale. Architettura, pittura, scultura d’avanguardia, Castello Cinquecentesco, L’Aquila, 1962.

Oltre l’Informale. IV Biennale Internazionale d’Arte, Palazzo del Kursal, San Marino, 1963.

VII Bienal de São Paulo, San Paolo, 1963.

XXXII Esposizione Internazionale d’Arte La Biennale di Venezia, Padiglione Centrale, Venezia, 1964.

IX Quadriennale Nazionale d’Arte di Roma, Palazzo delle Esposizioni, Roma, 1965.

Aspetti dell’Arte Italiana Contemporanea, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma, 1966.

XXIème Salon des Réalités Nouvelles, Parigi, 1966.

XXXIV Esposizione Internazionale d’Arte La Biennale di Venezia, Padiglione Centrale, Venezia, 1968.

Painting & Sculpture Today, Indianapolis Museum of Art, Indianapolis, 1970.

I Mostra Internazionale d’arte “Hommage à Joan Miró”, Ciutat de Granollers, Barcellona, 1971.

Aricò, Ortelli, Plessi, Pozzati, Sarri. XXXVI Esposizione Internazionale d’Arte La Biennale di Venezia, Padiglione Venezia, Venezia, 1972.

Iononrappresentonullaiodipingo, Studio La Città, Verona, 1973.

Peinture italienne aujourd’hui. Italian Painting Today. Pittura Italiana Oggi, Galerie Espace, Montréal; Galerie Templon, Parigi, 1975.

I nodi della rappresentazione, Pinacoteca Comunale, Loggetta Lombardesca, Ravenna, 1978.

Arti Visive ’82. XL Esposizione Internazionale d’Arte La Biennale di Venezia, Padiglione Centrale, Venezia, 1982.

1960-1985. Aspekte der italienischen Kunst, Frankfurter Kunstverein, Frankfurt am Main; Haus am Waldsee, Berlino; Kunstverein Hannover, Hannover; Bregenzer Kunstverein Künstlerhaus, Bregenz; Hochschule für angewandte Kunst, Vienna, 1985.

Colore. Teoria, ricerca, intuizione. XLII Esposizione Internazionale d’Arte La Biennale di Venezia, Giardini di Castello, Corderie dell’Arsenale, Venezia, 1986.

Il museo degli artisti, Spazio espositivo Augusta Manzoni, Morterone, 1988.

Impegno e poetica della pittura italiana, Auditorium Opera Pia De Ferrari, Moconesi; Museo Casabianca, Malo; Galleria San Luca, Bologna, 1992.

Venezia e la Biennale: percorsi del gusto. XLVI Esposizione Internazionale d’Arte La Biennale di Venezia, Palazzo Ducale e Ca’ Pesaro, Venezia, 1995.

Gefühle der Konstruktion. Künstler in Italien seit 1945. Il sentimento della costruzione. Artisti in Italia dal dopoguerra ad oggi, Museum Rabalderhaus, Schwaz, 1997.

Proiezioni 2000. Lo spazio delle arti visive nella società multimediale. XIII Esposizione Nazionale Quadriennale d’Arte di Roma, Palazzo delle Esposizioni, Roma, 1999.

Zwischen Figur und Körper. Aspekte der italienischen Kunst der Nachkriegszeit. Il corpofigura dell’immagine. Aspetti dell’arte italiana dal dopoguerra ad oggi, Städtische Galerie Rosenheim, Rosenheim; Musei Civici Villa Manzoni, Lecco; Städtische Galerie Villa Zanders, Bergisch Gladbach, 2000.

Pittura Analitica. I percorsi italiani 1970-1980, Museo della Permanente, Milano, 2007.

Hot Spots. Rio de Janeiro / Milano-Torino / Los Angeles 1956 - 1969, Kunsthaus Zürich, Zurigo, 2009.

Temi & Variazioni. Dalla grafia all’azzeramento, Peggy Guggenheim Collection, Venezia, 2009.

Gli irripetibili anni 60. Un dialogo tra Roma e Milano, Fondazione Roma Museo - Palazzo Cipolla, Roma, 2011.

Cantiere del’900. Opere dalle collezioni Intesa Sanpaolo, Gallerie d’Italia - Piazza Scala, Milano, 2012.

Postwar. Protagonisti italiani, Peggy Guggenheim Collection, Venezia, 2013.

Felipe Cardena - Testi

Conversazione tra Luigi Sansone e Gillo Dorfles intorno al lavoro di Felipe Cardeña, alla sua figura di artista eclettico e misterioso e al significato del kitsch nell'arte contemporanea

Sansone Felipe Cardeña ha una biografia strana e complessa. Intorno al suo nome si alternano le voci più singolari, gossip, pettegolezzi... prima faceva il mimo di strada: questo è storicamente vero e accertato, dal momento che è stato visto da numerose persone in una mostra a Milano, nel 2005 (intitolata Miracolo a Milano), rappresentare un San Giovanni decollato. Già in quel periodo praticava una strana forma di street art, appiccicando fiori di carta sui muri per strada, in ogni parte del mondo... anche questo è accertato, visto che ci sono numerose foto dei suoi fiori, che risalgono a una decina d'anni fa, attaccati in luoghi strategici in giro per il mondo, da Cuba alla Russia al Nord Europa fino alla Thailandia. Poi, però, piano piano la sua presenza reale è come svanita nel nulla, e, attorniato da una vera e propria "bottega" di aiutanti, è definitivamente approdato all'art collage, con originali composizioni su tela, utilizzando come medium esclusivo la carta...

Dorfles Trovo già molto interessante questo fatto. Di sicuro non è un artista qualsiasi: per questo è molto difficile da collocare nel panorama dell'arte contemporanea. Ci sono casi analoghi, nella storia dell'arte e anche nella letteratura, di artisti che si spogliano della propria identità come operazione raffinata e consapevole, con risvolti che si potrebbero definire concettuali. Anche questo elemento, a mio avviso, è situabile in un ambito kitsch, ma di un kitsch estremamente colto, evoluto...

Sansone Questo elemento è molto importante. Felipe è, quindi, una creatura kitsch già a cominciare dalla sua biografia, non lineare e volutamente contraddittoria, modellata a bella posta per alimentare voci, pettegolezzi e anche discussioni che hanno a che fare con l'identità mutante, con il senso del fare arte e con i meccanismi del successo nella civiltà di massa...

Dorfles Certo. Il kitsch si nutre e vive sempre e soltanto all'interno dei meccanismi della cultura di massa, che del "kitsch diffuso" è poi il più grande motore...

Sansone Nel tuo libro sul kitsch, parlavi proprio dell'industrializzazione culturale come elemento fondante per la creazione di quel kitsch diffuso, "ubiquitario" e trionfante ovunque, ben più della stessa arte con la "A" maiuscola...

Dorfles Sì, anche se starei attento a non mescolare tre elementi diametralmente differenti: da una parte c'è un kitsch diffuso ovunque, appunto, quello della paccottiglia che si vende sui mercatini o nei negozi di souvenir; dall'altra c'è poi il kitsch di artisti che, credendo di fare opere di gusto "alto", in realtà fanno della cattiva pittura o comunque della cattiva arte, cioè di gusto estremamente discutibile, e in questo modo finiscono in un kitsch per così dire involontario e non calcolato; infine ci sono poi quegli artisti - come Salvador Dalì o Enrico Baj, tanto per fare due esempi ormai storicizzati: ma anche, oggi, un artista insolito e interessante come Felipe Cardeña -, che costruiscono, quasi a tavolino , potremmo dire, un'operazione raffinata di "kitsch elitario", dal gusto estremamente colto e raffinato...

Sansone Sono proprio questi gli artisti su cui abbiamo imbastito la mostra Oggi il kitsch alla Triennale di Milano nel 2012: che partiva da nomi storici come Dalì, Savinio, Usellini e Meret Oppenheim, passando per personalità attive negli anni Sessanta e Settanta come Enrico Baj, fino ad arrivare ad esempi di artisti contemporanei oggi anche molto in voga, come Luigi Ontani, Cracking Art, Corrado Bonomi e, appunto, Felipe Cardeña. Oltre a personaggi irregolari e fuori dal sistema dell'arte come Rudy van der Velde...

Dorfles Sì, anche se quello di van der Velde è un caso ancora diverso, direi, proprio per il suo essere una personalità fuori dal sistema, un artista che definirei 'completamente kitsch' nella sua essenza più profonda. Mentre nel caso, appunto, di Felipe Cardeña, andrebbe sottolineato che si tratta di arte volutamente kitsch, di un kitsch elitario, non involontario o casuale...

Sansone Un kitsch aulico?

Dorfles Sì, aulico, elitario, ricercato... certamente non "di massa". Non è il kitsch del quadretto che si vende alla bancarella, per capirci. Proprio per la sua raffinatezza non è facile da imporre al pubblico, alla critica e al mercato: è sulla linea di Baj.

Sansone Volendo, lo potremmo definire anche un kitsch concettuale.

Dorfles Certo, perché è un kitsch che ha, dietro di sé, già delle premesse culturali molto forti: si sente, anche guardando i quadri, che c'è dietro una grande conoscenza della storia dell'arte e dei meccanismi del sistema dell'arte... Oltretutto, poi, Cardeña è anche un artista molto immaginifico e fantasioso, e quindi merita di essere preso in considerazione come artista autentico, e non involontario o dilettante.

Sansone Però si deve anche sottolineare che non c'è, come avviene invece in molta arte concettuale, un rifiuto della piacevolezza e del decorativismo. Al contrario...

Dorfles Assolutamente. Quelle di Cardeña sono opere molto piacevoli alla vista, esteticamente ricche, esuberanti, decorative. Ma tieni presente che la piacevolezza, la seduzione e il decorativismo fanno anch'esse parte dell'essenza profonda del kitsch, sono tipiche delle opere kitsch, di quelle volontarie come di quelle involontarie. Pensiamo ai souvenir, alla paccottiglia da mercatino... è molto spesso piacevole, divertente, esteticamente ammiccante, anche se quasi sempre di cattivo gusto. Ma anche le opere volutamente kitsch, appunto, come quelle di Baj o di Cardeña, giocano sulla seduzione e sulla piacevolezza: la differenza con le prime è che quelle hanno, per così dire, una piacevolezza volgare, mentre queste sono più raffinate, più colte, più esigenti. Si tratta di una forma di kitsch ricercato apposta per ottenere un effetto artistico di gusto anomalo, originale, fuori dagli schemi.

Sansone Anche la scelta di utilizzare i fiori come sfondo è piuttosto insolita, visto che per tutto il Novecento il genere floreale è stato considerato appannaggio della pittura di serie B, di un certo decorativismo da salotto piccolo-borghese, o addirittura da pizzeria...

Dorfles Ma certo, anche questo fa parte di una scelta estetica volutamente anticonformista. Ma non è tanto nella scelta dell'utilizzo dei fiori in se stessi che sta l'operazione interessante: se Felipe avesse fatto della 'normale' pittura di fiori, sarebbe un artista banale, poco interessante. Quello che lo rende eccentrico, bizzarro, oltre che kitsch, è invece proprio la sovrabbondanza, l'eccesso: è lì che il lavoro di Cardeña si colora di tinte kitsch, nell'eccesso di decorativismo, nella scelta di non lasciare respiro all'occhio, nel riempire la superficie fino all'ossessione...

Sansone L'utilizzo dei fiori però mi ricorda anche Andy Warhol, che negli anni Sessanta ha riscoperto il decorativismo floreale come operazione strettamente pop.

Dorfles Anche in quel caso si trattava di un'operazione estremamente colta e raffinata: Warhol sapeva benissimo quello che faceva, non lo faceva in maniera ingenua o involontaria. Giocava, in maniera consapevole, coi generi tradizionali e con gli stilemi della storia dell'arte...

Sansone In un certo senso anche Felipe ha un gusto molto "pop", potremmo dire che è un artista che sta a metà strada tra il kitsch e il pop. E poi, anche la continua citazione e rimescolamento di elementi discordanti, prelevati da giornali, cataloghi, riviste, persino veri gioielli applicati sulla tela...

Dorfles La sovrapposizione di elementi provenienti da ambiti diversi è una pratica tipica del kitsch. Per non parlare di quei gioielli, di quegli strass e perline che svettano, che aggettano dalla tela... o delle ricche cornici dal sapore orientale... fa tutto parte del rimescolamento e riposizionamento di generi e di culture che è la quintessenza del kitsch, uno dei suoi connotati fondamentali e distintivi. Anche il richiamo ai gioielli è interessante, del resto, perché la moda, da sempre, si nutre di elementi kitsch.

Sansone A questo proposito c'è un episodio interessante. Gli stilisti Dolce & Gabbana hanno fatto una maglia che ricorda molto da vicino un'opera di Felipe. Sembra quasi che sia ispirata direttamente a un suo quadro, tanto è forte la somiglianza...

Dorfles L'ambiguità è un'altra delle caratteristiche tipiche del kitsch, e della cultura contemporanea in generale. Una cosa rimanda sempre all'altra, ogni creazione si nutre di altre creazioni. Nulla è più originale in senso assoluto, come avveniva un tempo.

Sansone A proposito di ambiguità, anche la tecnica utilizzata da Cardeña è estremamente ambigua e sviante: a volte, guardando le fotografie dei quadri, non si riesce a capire se si tratti di collage o di pittura, tanto sono definiti e accurati. Vengono in mente addirittura certe opere quattrocentesche verniciate con la tempera grassa, si perde quasi il collage...

Dorfles Ma sì, in fondo la tecnica con cui sono composti ha poca importanza. Anche se fossero riprodotti in centinaia o in migliaia di esemplari, non perderebbero mai la loro aura di opere d'arte elitarie e raffinate. Del resto, il kitsch, come il pop, ci ha insegnato che oggi tutto è riproducibile, ogni opera d'arte può essere replicata all'infinito senza che perda nulla della sua originalità e della sua forza. E il lavoro di Felipe Cardeña non fa differenza: la sua forza è nell'idea che vi sta dietro e nell'immagine finale, non nella tecnica a cui si è ricorsi per realizzarla.

Felipe Cardena - Esposizioni

2014

Pop Up Italian Show, Hubei Museum of Art, Wuhan (China)

Super Pop

Women – L’icona femminile nella nuova arte pop, a cura di Silvia Fabbri, Giuseppe Veniero project, Palermo

POP UP – Revolution!, a cura di Achille Bonito Oliva, Caserma XXIV Maggio, Milano e MdM Museum, Porto Cervo

Superheroes 2.0, a cura di Silvia Fabbri, Villa Bertelli, Forte dei Marmi

Deu Na Telha, Morro do Alemão project, a cura di Ricardo Duarte, Rio de Janeiro

Hungry for art – Food Right Now, CESVI, street art project, a cura di Christian Gancitano, Superstudio Più, Milano

2013

55. Esposizione Internazionale d’Arte La Biennale di Venezia, Mitologica, Padiglione della Repubblica araba di Siria, a cura di Duccio Trombadori

Road Maps, Officine Creative dell’Ansaldo, Milano

2012

Il kitsch oggi, a cura di Gillo Dorfles, Palazzo della Triennale, Milano

Poesie della fine del mondo, a cura di Philippe Daverio, The First Gallery, Roma e My Own Gallery, Milano

Apokalips, Palazzo della Regione – Grattacielo Pirelli, Milano

MISIAD, a cura di Alessandro Mendini, Cattedrale della Fabbrica del Vapore, Milano

XXS-extraextrasmall, Galleria Visconti, Lubiana

Vivendo no Vermelho, a cura di Ricardo Duarte, Graphos: Brasil, Copacabana, Rio de Janeiro

2011

54. Esposizione Internazionale d’Arte La Biennale di Venezia, Padiglione Italia, L’arte non è cosa nostra, a cura di Vittorio Sgarbi

 54. Esposizione Internazionale d’Arte La Biennale di Venezia, Padiglione della Repubblica di Cuba, Cuba mon amour, a cura di Duccio Trombadori  

The First Italian Show, a cura di Luca Beatrice, The First Gallery, Roma

 2010

Ritratti italiani, a cura di Vittorio Sgarbi,Galleria d’Arte Moderna, Cento (Ferrara) e Fondazione Durini, Milano

Polemically Small, a cura di Edward Lucie-Smith, Charlie Smith Gallery, Londra

Flowers, Superstudio Più, Milano; Musei di San Domenico, Forlì e Palazzo Casali, Cortona

  

 2009

The Black Dahlia, a cura di Chiara Canali, in Take Off, Fabbrica Borroni, e MystFest, Festival del Giallo e del Mistero, Cattolica

Beauty Farm, Fondazione Durini, Milano

Abraham Lincoln 1809-2009, tra storia e mito, Triennale Bovisa, Milano

Arte Mas 2009, Festival Internacional de arte y Literatura joven, a cura di Ana Pedroso, L’Avana (Cuba)

2008

Rumors, ex Arsenale Borgo Dora, Torino

Scala Mercalli – Il terremoto creativo della Street Art Italiana, a cura di Gianluca Marziani, Auditorium Parco della Musica, Roma

2007 

Vade Retro – Arte e omosessualità, a cura di Vittorio Sgarbi ed Eugenio Viola, Palazzo della Ragione, Milano

Street Art Sweet Art, a cura di Alessandro Riva, PAC – Padiglione d’Arte Contemporanea, Milano

 

 2005

Miracolo a Milano, a cura di Alessandro Riva, Palazzo della Ragione, Milano

Felipe Cardena - Bio

Felipe Cardeña è nato a Balaguer (Spagna) nel 1979. Artista “misterioso in stile Banksy”, come l’ha definito il Corriere della Sera, dissemina ovunque, con azioni “di disturbo”, le proprie opere in giro per il mondo: i suoi fiori adesivi sono stati “avvistati” in Spagna, Italia, Francia, Inghilterra, Stati Uniti, Thailandia, Vietnam, Romania, Polonia, Russia, Cuba.

Ha partecipato, regolarmente invitato o come “clandestino”, con vere e proprie “azioni di disturbo”, a numerose mostre e manifestazioni in giro per il mondo. Vittorio Sgarbi ha scritto che Felipe “ripropone la tecnica amatoriale del collage, perseguendo un’iconografia ripetitiva e ossessiva come il rosario quotidiano di una monaca di clausura”.

Armando - Bio

Armando è nato ad Amsterdam. Cresciuto a Amersfoort, lì vide, durante l'occupazione tedesca dei Paesi Bassi, come i nazisti istituirono un "campo di transizione" per i prigionieri che dovevano essere inviati nei campi di concentramento. La sofferenza delle vittime e la crudeltà delle guardie del campo nazista, così vicino a casa sua, lo influenzarono per il resto della sua vita. Dopo la liberazione (1945), studiò storia dell'arte all'Università di Amsterdam. La sua prima mostra personale fu alla Galerie Le Canard, ad Amsterdam, nel 1954. In quel momento iniziò anche a scrivere poesie. Fu influenzato dal gruppo artistico CoBrA e fece disegni astratti, con la mano sinistra, al buio. Fu anche influenzato da Jean Dubuffet e Jean Fautrier, producendo dipinti densamente impastati. Nel 1958 fu uno dei membri fondatori della Nederlandse Informele Groep (Informelen), con i pittori Kees van Bohemen [nl], Jan Henderikse [nl], Henk Peeters, Jan Schoonhoven [nl] e altri. Nel 1959 si unì alla Situationist International e partecipò alla loro terza conferenza, tenutasi a Monaco dal 17 al 20 aprile 1959. Con Anton Alberts, Constant e Har Oudejans scrisse il primo annuncio della sezione olandese della SI. Tuttavia, fu espulso dall'IS nella primavera del 1960, sebbene continuasse a contribuire ad altre pubblicazioni situazioniste come il Situazionist Times. Ha anche contribuito a Podium, Gard Sivik, De Nieuwe Stijl e Barbarber. Nel 1984, espose presso lo Studio Carlo Grossetti.

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Carlo Battaglia - Esposizioni

1963 – Collettiva

Rassegna d’Arti Figurative di Roma e del Lazio, Roma Premio Marche, Ancona

1964 – Personale

Galleria La Salita, Roma

1964 – Collettiva

Premio Silvestro Lega, Modigliana “Arte Nuova”, Lunds Konsthall, Lund (Svezia)

1965 – Personale

Galleria La Metopa, Bari

1965 – Collettiva

Premio Michetti, Francavilla a Mare Rassegna d’Arti Figurative di Roma e del Lazio, Roma Premio Termoli, Termoli

1966 – Personale

Galleria Salone Annunciata, Milano

1966 – Collettiva

“Peintures italiennes d’aujourd’hui”, Teheran “Nuove proposte”, Galleria Arco d’Alibert, Roma Prima Mostra Romana del Sindacato degli Artisti, Circolo Culturale Colonna Antonina, Roma

1968 – Personale

Galleria Arco d’Alibert, Roma Galleria Salone Annunciata, Milano Qui Arte Contemporanea (con / with Nicola Carrino), Roma

1968 – Collettiva

VI Biennale di Roma “1968”, Galleria Salone Annunciata, Milano “Report”, Settimana Internazionale di Palermo, Palermo

1969 – Personale

Galleria Arco d’Alibert, Roma Galleria Salone Annunciata, Milano Qui Arte Contemporanea (con / with Nicola Carrino), Roma

1969 – Collettiva

Galleria Christian Stein, Torino “Aricò – Battaglia – Marzot”, Galerie Leger, Malmö (Svezia) “Klub Konkretistu”, Galleria Umeni, Karlovy Vary (Cecoslovacchia) Istituto Italiano di Cultura, Copenhaghen

1970 – Personale

Galleria Salone Annunciata, Milano XXXV Biennale di Venezia, Sala personale

1971 – Personale

Deson-Zaks Gallery, Chicago Galleria Salone Annunciata, Milano

1971 – Collettiva

“Works on paper”, Art Institute, Chicago

1972 – Personale

Galleria Peccolo, Livorno Qui Arte Contemporanea, Milano Westend Galerie, Francoforte Studio 3Bi (Galleria II Sole), Bolzano

1972 – Collettiva

Premio Sironi, Sassari “Per pura pittura”, Centro La Capella, Trieste “Progetto e immagine”, Centro Culturale Nuova Dimensione, Pescara “Giovani artisti italiani”, Södertalje Stad (Svezia) XXVI Premio Michetti, Francavilla a Mare “Proposta a quattro – Battaglia, Olivieri, Guarneri, Verna”, Galleria del Milione, Milano “Il gioco delle parti”, Galleria Vinciana, Milano Galleria Editalia, Roma

1973 – Personale

Galleria Godel, Roma Nuova Arte Moderna, Prato

1973 – Collettiva

X Quadriennale Nazionale d’Arte, Roma “Iononrappresentonulladipingo”, Galleria Studio La Città, Verona “Ricognizione 73”, Santa Maria Capua Vetere; Galleria Seconda Scala, Roma “Tempi di percezione”, Casa della Cultura, Livorno; Galleria La Polena, Genova; Galleria Sangallo, Firenze “Fare pittura”, Museo di Bassano del Grappa, Palazzo Sturm; Galleria La Piramide, Firenze

1974 – Personale

Galleria Salone Annunciata, Milano Palazzo Grassi Venezia (mostra antologica / anthological exhibition 1967-1974) Studio Nino Soldano, Milano Galleria Claudio Bottello Arte, Torino

1975 – Personale

Galleria Il Sole, Bolzano Galleria Il Segnapassi, Pesaro Galerie Daniel Templon, Parigi Galleria La Bertesca, Genova

1976 – Personale

Galerie Arnesen, Copenhagen Galerie La Bertesca, Düsseldorf Palazzo dei Diamanti, Ferrara (mostra antologica / anthological exhibition) Galleria Salone Annunciata, Milano

1977 – Personale

Galleria Il Sole-grafica, Bolzano Galleria La Bertesca, Roma Galleria Arnesen, Copenhagen Studio Ennesse, Milano Galleria Il Sole, Bolzano

1978 – Personale

Galleria E Tre, Roma Kunsthalle, Düsseldorf Galleria Cesarea, Genova

1979 – Personale

Galleria Sagittario, Perugia Sala Comunale d’Arte Contemporanea, Alessandria

1980 – Personale

Ann Jacob Gallery, Atlanta Sergio Tosi Gallery, New York Studio Grossetti, Milano XL Biennale di Venezia, Sala personale Galleria Tanit, Monaco Galleria Il Sole, Bolzano

1981 – Personale

Lo Spazio, Napoli

1983 – Personale

Galleria Il Sole, Bolzano Galleria Albrecht, Pianizza di Sopra, (Bolzano) Galleria L’Isola, Roma Studio Carlo Grossetti, Milano

1984 – Personale

Ann Jacob Gallery, Atlanta

1985 – Personale

Galleria Arte Duchamp, Cagliari Galleria L’Isola, Roma

1986 – Personale

Galleria Forzani, Terni Museo Civico d’Arte Contemporanea, Gibellina (mostra antologica) Studio Marconi, Milano

1987 – Personale

Galleria Ellequadro, Genova

1988 – Personale

Galleria L’Isola, Roma Galleria L’Iride, Nuoro

1989 – Personale

Deson-Saunders Gallery, Chicago Galleria Trimarchi, Bologna

1991 – Personale

Galleria L’Isola, Roma Galleria Paola Steltzer, Trento

1994 – Personale

Galleria L’Isola, Roma

1996 – Personale

Galleria L’Isola, Trento

1998 – Personale

“Lo studio dell’arcipelago”, Assessorato alla cultura La Maddalena

2000 – Personale

L’Isola, Trento

2001 – Personale

Rossi & Rossi Ltd., Londra, Caro Battaglia paintings 1995-2000.

2002 – Personale

9, Via della Vetrina Contemporanea, Roma

2003 – Personale

Villa Vogel in collaborazione con / in collaboration with Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci, Prato

2005 – Personale

Jason McCoy Gallery, New York

2006 – Personale

Istituto Italiano di Cultura, Los Angeles (dal 30 gennaio / from January, 30). Mostra itinerante, Istituto Italiano San Francisco; Istituto Italiano di Cultura, Vancouver (19 maggio 7 May – 16 giugno / June).

2010 – Personale

Donazione Battaglia-Panicali, Pinacoteca Mus’ a al Canopoleno (dal 24 settembre / from September, 24)

2015 – Personale

Carlo Battaglia una pittura esemplare. (a cura di Marco Meneguzzo) Labs Gallery, Bologna (dal 7 novembre 2015/ al 15 febbraio 2016 / from November 7th to Febbrary, 15th 2016)

2016 – Personale

Carlo Battaglia early paintings 1968/1973. (a cura di Marco Meneguzzo) Grossetti Arte, Milano (dal 25 ottobre al 18 novembre 2016 / from October 25th to November, 18th 2016)

Niccolò Mandelli Contegni - Esposizioni

2015 "Sculture e Disegni",Il cacciatore di radici, Galleria Palmieri - Busto Arsizio, Varese

2015 "ArteFiera Bologna" ,Morotti Arte Contemporanea -Daverio,Varese

2014 "Affordable Arte Fiera", Milano, Morotti Arte Contemporanea - Daverio,Varese

2014 "ArtVerona", Morotti Arte Contemporanea - Daverio,Varese

2014 "ArtePadova", Morotti Arte Contemporanea - Daverio,Varese

2014 "ArteGenova", Morotti Arte Contemporanea - Daverio, Varese

2013 “Ritorni”, mostra personale - Morotti Arte Contemporanea – Daverio, Varese

2013 “Affordable Arte fiera”, mostra collettiva - Morotti Arte Contemporanea – Daverio, Varese

2012 “Futuro Arcaico”, mostra personale - Chiostro di Voltorre, Gavirate, Varese

2012 Mostra personale - Galleria Arte+, Bologna

2012 Mostra personale - Banca Cesare Ponti - Varese

2012 “Versi in fuga”, mostra collettiva - Spazio Binario 7 - Monza

2010 Settima Biennale Internazionale di scultura della Regione Piemonte - mostra collettiva – Torino, a cura di C. Cerritelli e M. Corgnati

2009 “Legami di spazio” mostra personale - Galleria Spaziotemporaneo
Testo critico a cura di C. Cerritelli - Catalogo

2009 “Il filo di Arianna” mostra personale - Spazio Veratti - Varese

2009 “Quattro generazioni a confronto” mostra collettiva - Banco Santander - Varese

2009 “Acquisizioni 2009” mostra collettiva - Civico Musero Parisi Valle - Maccagno, Varese
Catalogo a cura di C. Rizzi

2009 “Sintesi” mostra personale - spazio Cesare da Sesto, Sesto Calende, Varese
Testo critico a cura di F. Marcellini

2008 “Il rumore del silenzio” mostra collettiva - Villa Imbonati Cavallasca - Como
Catalogo a cura di L. Cavadini

2008 “Corpi” mostra collettiva - Villa Durazzo - Santa Margherita Ligure, Genova

2007 “Arte x Arte” mostra collettiva - Giubiasco, Svizzera

2006 “Mimmo Rotella e gli artisti del lago” mostra collettiva
Chiostro di Voltorre - Varese - Catalogo a cura di L. Schiroli

2006 “Di legno e di spirito” mostra personale - Galleria Spazio Zero - Gallarate, Varese

2005 “Da testimoni a testimoni” mostra collettiva Galleria Ghiggini – Varese

2005 “Scultura Lombarda nel Seprio” mostra collettiva Monastero di Torba
(proprietà FAI) - Gornate Olona, Varese - Catalogo a cura di L. Cavadini

2005 “Sculture” mostra personale - Galleria Mosaico - Chiasso, Svizzera
Catalogo, testo critico di L. Cavadini

Niccolò Mandelli Contegni - Bio

Nato a Varese il 20 agosto 1967. Terminati gli studi in legge, inizia a dedicarsi alla
scultura a tempi pieno , viaggiando in tutto il mondo, fino a stabilirsi in America
Centrale. Qui realizza scultura di grandi dimensioni, usando vari legni tropicali.
Ritornato stabilmente in Italia si accosta prima alla lavorazione della pietra e del
marmo e , egli ultimi anni, a quella del ferro, usato spesso in combinazione con il
legno. Vive e lavora a Varese.

niccolò mandelli.JPG

Livio Marzot - Testi

Nato nel 1934 a Induno Olona, Italia

Perchè, in questi ultimi anni alcuni pittori nuovi tendono, con particolare predilezione, ad abbandonare i colori a olio, o addirittura le tele, per usare materiali più vicini alle moderne industrie, sviluppando così la « pittura-og-getto »? Che cosa è dunque questa « pittura-oggetto »? Già Lucio Fontana, coi suoi strappi e tagli sulle tele, aveva in Italia, fin dall'immediato dopoguerra, superato i generi di pittura e scultura: il suo era un segno-gesto, nel clima, da lui stesso creato, dello Spazialismo, ma il quadro acquistava nuovo valore di oggetto e la superficie, anche se tagliata o bucata, risultava alla fine più nitida. Certamente gli assemblages di origine dadaista, ma in maggiore sviluppo nella Pop-art, hanno fatto sentire il fasci-no di nuove materie in rilievo: la pittura è diventata sempre più oggetto, ma non soltanto nel campo della figura-zione che contamina vita e arte, cioè della Pop-art stessa; è diventata oggetto anche nello sviluppo di tendenze più spaziali o astratte. A volte è come un ritorno totemico: l'oggetto colorato sembra imporsi con effetti magici. Altre vol-te però è un bisogno di usare materiali inediti, acri, non facilmente pittoricistici: ed anche una necessità di ridur-re alla purezza più essenziale la pittura. E' così che le strutture plastiche primarie fanno tutta una cosa con la pit-tura-oggetto: o almeno, diventano due aspetti di una ricerca che ha radici comuni. Infatti le recenti composizioni di Marzot, a cui è giunto con conseguente, interiore sviluppo di linguaggio, sono in sostanza strutturali, ma tendono alle superfici. Mi colpì, al Museo di Arte Moderna di Torino, la sua « Superficie bianca », esposta la scorsa primavera, in occasione della mostra del « Museo sperimentale »: tra le altre opere di giovani, si distingueva per il nitore della concezione e la presenza espressiva. Questa dell'arte come presenza è una idea a cui sono giunto ormai da anni, e che mi convince sempre di più: l'opera d'arte vera si impone nella sua totalità come essere vivo, come presenza necessaria, e fa intuire ciò che non è detto esternamente. Presenza vuol dire dunque vita interiore, necessità di linguaggio, superamento del gusto: e in genere implica rigore di metodo, ritmo interno, tensione chiusa (come negli esempi diversi di Juan Gris, di Malevic, di Mondrian, di Klee). Marzot, in queste sue recenti composizioni, che si possono anche chiamare « strutture pittoriche primarie », rag-giunge un ritmo largo con pochissimi mezzi espressivi, elementari: dove la curva, anche negli incontri, suggerisce l'idea dell'origine, dell'infinito, in superfici cromatiche nette. Dopo varie ricerche sperimentali, questo linguaggio di Marzot è un punto di arrivo e anche l'inizio, per altre for me primarie: è sempre un linguaggio da seguire con la mas-sima attenzione critica, perchè certamente Marzot è tra i più rigorosi e seri pittori delle nuove generazioni.

Guido Ballo

 

La fiducia ritrovata

Quando ho conosciuto Marzot, all'incirca venticinque anni fa, i quadri che dipingeva non avevano un riferimento diverso da quelli che dipinge oggi: erano quadri di natura. Ben diverso tuttavia appariva il modo del suo dipingere e di come egli guardava il mondo a cui rivolgeva il suo interesse. C'era una sorta d'inconfessata timidezza nelle sue immagini. Allora qualcuno poteva anche pensare che il suo modo di esprimere il proprio rapporto con la realtà dipendesse da una precisa scelta stilistica, da una decisione maturata attraverso una circostanziata coscienza poetica dei problemi. Nella sostanza tuttavia non era così. Il suo disegno era incerto perché incerta era la sua visione, il suo modo di concepire le cose. Nella verità della sua ispirazione egli, infatti, non intendeva enunciare con sicurezza ciò che invece, dentro di lui, era insicuro. Le sue immagini avevano così, di conseguenza, un che di esitante, di articolato con intima perplessità. E anche il colore obbediva alla medesima indecisione. Il pregio di quei lontani dipinti era insomma costituito dalla loro disarmante innocenza, dalla sincerità di un artista che in nessuna maniera voleva apparire ciò che non era, dichiarandosi un artista senza astuzie e malizie formali. È così che io ricordo quel primo Marzot. Certo, la sua vicenda si è pure andata complicando, perseguendo in seguito anche altre tracce dispersive, ma quel primo periodo, a mio avviso, può senz'altro offrire una chiave sicura per interpretare la strada che poi egli ha percorso e le opere che oggi ci presenta. Ce cosa è dunque accaduto in questi anni, che sembra averlo così profondamente cambiato? Indubbiamente il suo percorso è stato un modo per rimontare incertezze e perplessità, per recuperare conoscenza e tecnica, per giungere a superare gli innumerevoli sofismi celebrati dai vari sperimentalismi. Quando oggi guardo i suoi quadri, non posso fare a meno di pensare a quello che diceva qualche anno fa Claude Levi-Stauss. È una citazione che vale davvero la pena di riportare. Diceva: "Se volessi predire ciò che potrebbe essere la pittura di domani, annuncerei una pittura aneddotica e superlativamente figurativa, che al posto di rifiutare il nostro mondo oggettivo, il quale dopotutto è il solo ad interessarci in quanto uomini; oppure d'accettarlo benché tutt'altro che soddisfacente peri i sensi o per lo spirito; sia una pittura capace, con l'applicazione della tecnica più tradizionale, di ricostruire intorno a me un universo più vivibile". Ecco: oggi Marzot dipinge paesaggi, uccelli, nature morte. Si è liberato di ogni complesso, persuaso che l'inizio della nostra salvezza è in una grande riconciliazione con il nostro destino terrestre. L'occhio non ha più pregiudizi, s'allarga intorno, cerca l'orizzonte, il cielo, le nuvole; cerca i canali, le siepi, gli alberi e le erbe; cerca il silenzio, lo stupore, l'incanto. La pittura è calma e distesa, evocatrice di suggestioni segrete, mentre il colore, contrastando ogni facile parossismo, distribuisce accenti di luce e morbide ombre all'interno di una misura che è segno di un governo sensibile dell'intera composizione. La perizia, che in questi anni è andata esercitandosi in ripetute prove, resta assorbita nel generale tessuto di ogni opera, senza bisogno di ostentare i propri meriti esibendosi in giochi di bravura. È questo la sua garanzia, che sa accordare ogni momento creativo in funzione dell'esito finale che illumina l'opera di un'uguale luce espressiva. Sono dunque questi i quadri che Marzot, già da qualche tempo, dipinge, i quadri che adesso egli espone. C'è in essi una grazia, un ascoso fervore, una limpida trasparenza, che ne fa un evento confortante: il segno di una fiducia che rinasce, come la Fenice, dalle ceneri di tanto disperato e inutile cercare.

Mario De Micheli

 

Oltre la presunzione

Oltre alla presunzione di esibire questi miei modesti risultati, spero mi si vorrà perdonare anche quella di aggiungere queste poche righe per tentare di chiarire, per coloro che ne avessero memoria, quello che è stato il senso del mio lavoro negli anni all'incirca dal '66 al '76, in rapporto a quello attuale. Per non addentrarmi in analisi aldisopra della mia capacità intellettiva e di sopportazione di chi legge, solo questo: fu necessario. Per lacerare lo schermo di convenzioni teso tra i nostri occhi e le cose, fu necessario partecipare al processo di auto-analisi e auto-digestione del linguaggio dell'arte, fino alle sue estreme, pericolose conseguenze. Il paradiso dell'apparenza non si svela se non a chi, coscientemente o no, è disceso fino al fondo dell'inferno della smaterializzazione (del linguaggio). Coloro che si erano fermati alla prima apparenza vagano in un limbo larvale di sterili scorie impermeabili alla luce. L'apparenza ritrovata risplende della luce interna della verità totale. Questa nuova realtà che, con la pittura, si è cercato quì di inseguire ha, come qualità predominante, la sospensione del tempo.

Livio Marzot

Antonella Zazzera - Testi

Nasce a Todi ( Perugia ) nel 1976, dove vive e lavora

 L’opera d’arte è l’artista

“Armonica compenetrazione di luce genera cromatismi arcani…

Segnotraccie, Verità Motrici dell’Unicità, plasmano e rivelano Forme  Primarie.

Corpi segreti contengono forze in continua rigenerazione…”

Dalla luce nasce e si materializza “Armonico”. “Formanonforma” incontaminata, pura, spontanea che contiene l’essenza, l’origine, l’istante della formazione… Piani generati in rapporto armonico con lo spazio che li contiene, così che il luogo diviene ventre materno. Vibrazioni dinamiche, trasmutazioni… “Segnotracce” sedimentano scandite dalle ritmiche - spaziotemporali dell’artista. Adiacenze curve, in cui l’essere riscopre la propria dimensione: l’Uomo è Natura – la Curva è Natura – la Realtà archetipale dell’Essere è la Curva…

Verso la ricostruzione della Forma essenziale che contiene la rivelazione della vera dimensione dell’Essere. Luci, ombre, colori, riflessioni, giustapposizioni, animano le forme sinuose. Stati e rapporti mutevoli, cromatismi, originati dalle variazioni temporali della luce.

Turbinii dinamici, vibrante materia, energia… generano movimento…vivificano “Armonico”. Linee di forza si estendono nello spazio. Il filo diviene elemento costruttivo del mistero formale. I segni prendono corpo, si animano in un intreccio armonico che da origine ad un corpo unico in se e unico in tutto, composto da quella trama sedimentata, che cela e nello stesso tempo rivela la natura di “Armonico”.

Antonella Zazzera

Ottobre 2005

 

Armonici

Il filo di rame di differenti colori e spessore è l’elemento unico che, abbinato alla luce, costituisce i lavori più recenti di Antonella Zazzera: gli “Armonici”. Queste sculture, strutture complesse che trovano sistemazione tanto a terra quanto a parete e che recentemente sono state adagiate anche sull’acqua, sono costituite da incommensurabili sedimentazioni di filo del più noto tra i conduttori di energia. Il legame di queste sculture dalle forme primarie, naturali e in stretta relazione con il corpo dell’artista tanto da assumerne le proporzioni, con una certa pittura è palese; con quella di Segantini, di Balla o di Dorazio per esempio, tanto che la loro superficie ci appare come un campo di forze che si aggregano e si respingono come le pennellate in una tela divisionista. Nel loro lento, analitico e sistematico prodursi, queste morbide trame sono distinte e disegnate da zone di respiro e da altre di massima saturazione che suggeriscono la possibilità di spazi altri interni all’opera, anfratti inesplorabili in cui l’unica presenza ipotizzabile e palpabile è quella della luce. Una luce che nutre il corpo dell’opera e che lo rende vivo, vestendolo di una apparente fragilità e di discreto clamore. Una luce che esalta e rileva linee di forza, tesse forme e plasma strutture cangianti, mutevoli e infuocate. Una luce che il filo di rame assorbe, trattiene e sprigiona generando ritmiche cromatiche, interferenze e vibrazioni che minano l’apparente quiete che domina le superfici degli “Armonici”.

Federico Sardella

 

 

Armonica compenetrazione di luce

genera cromatismi arcani…

“Segnotracce”, Verità Motrici dell’Unicità,

plasmano e rivelano forme primarie.

Corpi segreti

contengono forze in continua rigenerazione.

Passaggi vetronitici si animano all’esterno, si materializzano.

Trasmutazioni,

essenzialità inesplorate

in Atto di creazione.

 

 Antonella Zazzera 2004

 

Madre Matrice

Unità concepita nella filtrazione energetica

delle forze cosmiche.

Assimilazione delle essenze vitali;

l’ io e tutto intorno all’io.

Sudario attivo della potenza corporale,

del nostro essere.

“Sindone” sacra d’ogni elemento negli elementi,

l’io, passaggi trasmutativi.

Potenza nella volontà singolare,

attività vibrante, pulsante;

Attività eterna.

Microcosmo elevato al tutto divenire,

alla Trasformazione…. in “alta tensione”.

Il pensiero è potenza, nucleo attrattivo.

Pensieri incessanti in atto di creazione,

attraggono forze corrispondenti.

Intuizione,

l’Assoluto condensato nel punto curvo,

nell’Armonico istante,

nel contatto delle essenze.

Energia… in continuo divenire:

Esistere.

 

Antonella Zazzera 2001

Sergio Ragalzi - Testi

Nato a Torino nel 1951. Vive e lavora a San Giusto Canavese ( Torino ).

Genetica 2093

La nostra percezione del futuro

La nostra percezione del futuro - dico di noi umani nati nella seconda parte di questo secolo ed in procinto di affacciarci al terzo miliennio - comincia quando eravamo bambini e ci parlavano di conquiste spaziali, di una nuova cavaicata neil'ignoto e nel blu dei cielo. Erano ormai passati gli anni della bomba e del terrore atomico: le immagini indelebili del fungo sopra Hiroshima, dei cadaveri immobilizzati come a Pompei sembravano a poco a poco svanire nella nostra memoria di uomini nuovi, pronti alla pace e alla tolleranza, eppure rimanevano come un'icona a perpetua memoria di ciò che altri, peggiori di noi, erano stati capace di fare. Sono passati poco più di trent'anni da quando tre astronauti sbarcarono sulla luna e da quando in 2001 Odissea nello spazio del mai troppo rimpianto Stanley Kubrick un monolito nuotava nell'immensa oscurità aerea svelando al suo interno un piccolo feto, una sequenza filmica straordinaria a riassumere la voglia di ricominciare con noi, noi umani, saldamente al centro dello spazio. Lo spazio come elemento da superare, da oltrepassare, da guardare con altri occhi, magari cercando un dio proprio li.

La cultura e l'arte parlano di questa tensione: per Lucio Fontana l'opera è un " Concetto spaziaie ", l'attraversamento di un'identità certa ad affrontare l'ignoto abbattendo le paure ancestrali. Eppure, nonostante i dubbi e gli incubi notturni, tutto sembrava trasmettere un messaggio positivo, una grande fiducia nel futuro che si immaginava migliore del presente, anche nei cartoni animati per ragazzi - i Pronipoti con le loro auto trasparenti e i vestiti simili a quelli che oggi indossa Mariko Mori - o nei programmi tv di vasto intrattenimento popolare - al Festival di Sanremo Dalida cantava Nel 2023 di un domani felice che però non avrebbe mai visto. È proprio vero: noi umani non siamo proprio capaci di resistere.

Ad un certo punto è ricominciata la degenerazione, ci è tornato dentro un morbo di inquietudine sempre più insinuante che ci suggeriva giorno per giorno che non sarebbe stato così facile gestire in armonia nè il presente nè il futuro. Le lacerazioni subite non se ne andavano nonostante tutte le buone intenzioni: per una vita Alberto Burri le ha descritte con impietoso senso del realismo mescolato ad una poesia altissima con bruciature di legni e plastiche, sacchi stracciati, buchi neri che non andavano da nessuna parte. La degenerazione di noi umani, incapaci di trovare dio, si traduce nei nostri doppi, gli ultracorpi provienienti da chissà dove a minacciare l'esistenza, a prendere loro il nostro posto, uguali a noi eppure diversi (si vedano il mitico film di Don Siegel del lontano I956 ma anche le opere realizzate insieme da Enrico Bai e Piero Manzoni nel 1958, prima del definitivo addio di ques'ultimo al gruppo Nucleare). Con la tecnologia l'ultracorpo si trasforma in alieno dotato di forza distruttiva, macchina invincibile perchè partorita dall'uomo stesso a cui è sfuggita di mano la possibilità di riprodursi per il bene, come accadde al vecchio dottor Frankenstein.

Fino all'atto finale, la clonazione perfetta, la replica esatta e mostruosa, la manipolazione genetica, la predeterminazione dei caratteri, Blade Runner nel romanzo di Philip Dick e nel successivo film di Ridley Scott. E allora ci si comincia a chiede da che Sergio Ragalzi si è posto re: dov'è l'uomo? è una doman-fin dai primi anni '80, quegl'anni così leggeri- e spensierati prima dell'ultima caduta, per dirlo con Nanni Balestrini - " i magnifici anni '80 incensati da tutti gli alberoni/gli anni di merda insinuano i maldicenti gli anni/della restaurazione dell'opportunismo del cinismo/con tanti soldi cocaina fotomodelle per chi ci sta/eroina e muccioli per chi proprio non ci sta/e tv spazzatura per rincoglionirci tutti quanti/gli anni culturalmente più vuoti e squallidi del secolo/in cui nugoli di intellettuali collaborazionisti/ ben lottizzati e benissimo pagati ci rifilavano le meraviglie dell'effimero e del postmoderno".

Allora erano gli splendidi Relitti sessuali a segnare gli esordi di Sergio Ragalzi all'Attico di Fabio Sargentini, Roma 1984, e mi ricordo di quei giganteschi quadri, sagome piatte, bruciate alle quali non restava più nulla se non una semplice identità maschile o femminile, principio base della riproduzione. Ma a cosa potranno mai dar vita degli esseri così privati, così mostruosi?
Che cosa potrà mai distinguere l'uomo creato dalla natura rispetto alle sue copie artificiali? Esiste ancora un'iconografia umana nell'evoluzione postbiologica? E tutto è così sorprendentemente positivo, oppure il prezzo che dovremo pagare sarà sempre il solito, la creazionedi " freaks ", dimostri da baraccone a cui per l'orrore si nega persino uno sguardo compassionevole?Nel rispondere Ragalzi ci mette tuffa la possibile disperazione, un grido muto e nero di una coerenza assoluta, senza precedenti, che pure non esclude un lucidissimo progetto critico nei confronti delle sempre più frequenti bonalizzazioni del corpo, del postorganico, delle mutazioni, della paura, del dolore.

Una riflessione molto simile a quella che, oltre dieci anni dopo, hanno dato Dinos & Jake Chapman, i più forti interpreti contemporanei della mostruosità che può derivare dalla scienza, con tanto di escrescenza sessuali fuori posto, sangue misto a orrori della guerra e della pace. Da quei relitti sessuali agli attuali lavori che vagheggiano il futuro di Genetica 2093 Ragalzi ha operato in senso de-evoluzionistico spogliando passo per passo le sue opere di qualsiasi elemento consolatorio: da uomini a insetti, poi larve, bozzoli, virus, grovigli, embrioni, sempre ricoperti da vernici antipiombo nere e totalmente acromifiche una sorta di Manzoni al negativo - sculture e pitture di grandi dimensioni dove il gesto - un gesto di matrice informare che non può non ricordare il Vedova più virulento e dichiarativo - si insinua nel corpo fino a renderlo disperatamente vivo, nonostante.

Ma lo sapete voi che cos'è un corpo? È un residuo, un resto, non è quasi più niente ma finché ce ne sarà almeno un poco l'uomo l'artista, l'intellettuale dovrai essere in grado di difenderlo, di fermarlo, di non lasciarlo morire. in ogni mostra di Ragalzi risulta perciò evidente l'ultimo stadio della catena, l'ultimo passaggio che trova sì sintesi compiuta nell'opera finale ma lascia sempre una porta aperta, ancora una volta nonostante: questi nuovi giganteschi embrioni neri in materiale plastico, persino leggeri nel loro tenue movimento, sono i figli negati di un'evoluzione mancata, aborti del futuro. Eppure respirano, sentinelle del passato. Oggi marzo 1999 mi sembra ancor più difficile parlare di evoluzione della specie (umana?) e lanciare qualsiasi ipotesi sulla nostra percezione dei futuro.

Probabilmente le icone ci perpetua memoria di Hiroshimcí e Nagasciki, agosto 1945, resteranno ancora laggiiù, appunto nella nostra memoria; eppure nelle tv che allietano le case del mondo scorrono veloci tra uno spot di detersivi e uno dell'ultima auto di grido le immagini e le voci di un'altra guerra, a noi geograficamente piuttosto vicina. E non è tanto la guerra a spaventarci quanto la degenerazione che altri corpi simili a noi ci provocano.Emigrato, profugo, diverso, alieno: parole che invadono la nostra coscienza che non riusciamo che e non vogliamo accettare, perchè la nostra coscienza ci impedisce di accettare povertà, miseria, morte. Meglio rimuovere che schierarsi, ed attendere con pazienza: forse, grazie alla guerra, ci saranno meno corpi estranei a minacciare il nostro conquistato ed illusorio benessere.Forse la genetica del 2093 avrà altre implicazioni, altri quesiti da risolvere e saremo tutti felicemente simili come in Gattaca. Per adesso è ancora dose quotidiana di morte mediale e telematica. Per adesso Ragalzi ci lascia li un grande quadro dal titolo Origine dove l'embrione umano si va fondendo con quello di una scimmia da cui prese inizio all'inizio dei tempi. Stranieri a casa. Andareavanti o tornare indietro?

Luca Beatrice

La citazione di Nanni Balestrini è tratto da 'Piccolo appello ai nostri beneamatilettori ovvero poesia sugli anni di piombo e gli anni di merda', 1993.

 

Sergio Ragalzi - Esposizioni

Nato a Torino nel 1951. Vive e lavora a San Giusto Canavese ( Torino ).

MOSTRE PERSONALI

2018

Respiro Nero, Grossetti Arte, Milano

2017

Caos, Spazioborgogno, Milano

2008

Acquario, Galleria Allegretti, Torino

Voliere, Galleria Delloro, Roma

Due insetti neri, Castello di Rivara, Rivara, Torino

Pioggia Nera, Grossetti Arte Contemporanea, Milano

2007

L 'Urlo, L'Attico. Roma; Antropomorfo 1984-2007, Fabbrica Pagliero, Castellamonte

2006

11 male di vivere, Galleria Carlina, Torino, testo di Marisa Vescovo

2004

Visioni, 41 Arte Contemporanea, Torino; Inumano, Spazio Senza Titolo, Roma

2003

Scimmie, L'Attico, Roma

2002

Outside, Palazzo Bricherasio, Torino, a cura di Guido Curto

2001

Kloni, Galleria Francesco Girondini, Verona, testo di Roberto Lambarelli

Kloni, Grossetti Arte Contemporanea, Milano

1999

Genetica 2093, Grossetti Arte Contemporanea, Milano, testo di Luca Beatrice

Il disegno malato, 41 Arte Contemporanea, testo di Luca Beatrice

1998

Galleria Marella, Sarnico

Nuovi dipinti, Castello di Rivara, Rivara, Torino

1997

Premio Camera dei Deputati, Chiostro di Vicolo Valdina, Roma, testo di Enrico Crispolti

Galleria Martano, Torino

Via degli Artisti, Torino

1995

Corpi, Virus, Insetti, Farfalle, Grovigli, Galleria Marella, Sarnico

1993

Grovigli, Galleria Repetto e Massucco, Aqui Terme, testo di Enrico Crispolti

1992

Corpi, Tauro Arte, Torino, testi di Enrico Crispolti e Luca Beatrice

Corpi. Opere su carta, Free Art, Torino

1991

Farfalle bianche, Fuxia Art, Verona, testo di B. Bertozzi

Farfalle notturne, Galleria Galliani, Genova, testo di Matteo Fochessati

Insetti, Effe Arte Contemporanea, Lecco , testo di Elena Pontiggia

1990

Impronte kafkiane, L'Attico, Roma, testo di Achille Bonito Oliva

Insetti, Galleria Cannaviello, Milano, testo di Elena Pontiggia

1989

Farfalle notturne, Fuxia Art, Verona

1988

Sculture ombre, L'Attico, Roma, testo di Emilio Villa; Castello di Rivara, Rivara

Metamorfosi, Studio Canaviello, Milano

1986

Ombre atomiche, Galleria Franz Paludetto, testo di Rudi Fuchs
Galleria Samia Saouma, Parigi

1984

Relitti sessuali, L'Attico, Roma, testo di Emilio Villa

1982

Galleria Alberto Weber, Torino, testo di Maria Luisa Frisa

Galleria Artra Studio , Milano

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sergio Ragalzi - Bio

Nato a Torino nel 1951. Vive e lavora a San Giusto Canavese ( Torino ).

Sergio Ragalzi nasce a Torino nel 1951, dove vive e lavora. Esordisce sulla scena dell’arte italiana agli inizi degli anni ottanta, nel 1984 prende parte a Extemporanea, la mostra che consacra la riapertura degli spazi espositivi della galleria L’Attico, a Roma. Ha lavorato con alcune delle principali gallerie italiane, Paludetto, Sargentini, Weber, Cannaviello, Annunciata, Grossetti, Repetto poi ancora Carlina, Allegretti, Delloro, Rolando Anselmi. Collabora con la nostra galleria fin dall’apertura dello spazio torinese di Via degli Artisti nel 92. Di lui hanno scritto i più importanti critici: R.Fuchs, E.Crispolti, A.Bonito Oliva, E.Villa, M.Vescovo, M.Frisa, E.Pontiggia, L.Beatrice, R.Lambarelli, G.Curto, E.Forin, M.Tonelli, A.Rubini ed altri ancora

Udo Nöger - Esposizioni

Nato a Enger, Germania nel 1961. Dal 1994 vive e lavora fra Germania e Usa.

ESPOSIZIONI

 

MOSTRE PERSONALI

2011

Karl Ernst Osthaus-Museum (April 9 – June 29) Retrospective Works from 1980-2011

Museum of Contemporary Art Honolulu, HI (July- November)

Museum Sonderjylland, Denmark

2010

Grossetti Arte Contemporanea, Milano, Italy

Ruth Bachofner Gallery in Los Angeles

Alvaro Alcazar Gallery in Madrid (16th June until the end of July)

Lowe Gallery in Atlanta.

Diana Lowenstein Fine Arts, Miami, FL, me water

2009

Grossetti Arte Contemporanea, Milano, Italy

Gebert Contemporary, Santa Fe, NM

Gebert Gallery, Los Angeles, CA

2008

Morat Institut für Kunst und Kunstwissenschaft, Freiburg, Germany, me water(catalog)

Kunsthalle Krems, Krems, Austria , me water (catalog)

Museo de Arte y Diseño Contemporáneo, San José, Costa Rica , me water (catalog)

Michael Schultz Gallery, Seoul, South Korea , me water (catalog)

Beck & Eggeling International Fine Art, Düsseldorf, Germany , me water (catalog)

Klaus Steinmetz Arte Contemporaneo, San Jose, Costa Rica

Gebert Contemporary, Scottsdale, AZ

2007

Gebert Contemporary, Santa Fe, NM

Ruth Bachofner Gallery, Los Angeles, CA, me water

Diana Lowenstein Fine Arts, Miami, FL, me water

Galerie Pascal van Hoecke, Paris, France, me water

2006

Daum Museum of Contemporary Art, Sedalia, MO, Light as a Material (catalog)

Art & Cultural Center Maui, HI

Chiaroscuro Contemporary Art, Santa Fe, NM, Light as a Material (catalog)

Robin Rule Gallery, Denver, CO

Buschlen-Mowatt Galleries, Vancouver, Canada

Lukas Feichtner Gallery, Vienna, Austria

2005

Museum of Contemporary Art, Denver, CO, Light as a Material ( catalog)

Chiaroscuro Gallery, Scottsdale , AZ, (catalog)

Ruth Bachofner Gallery, Santa Monica, CA

Buschlen-Mowatt Galleries, Palm Desert, CA

Diana Lowenstein Fine Arts, Miami, FL, bewegend

Robin Rule Gallery, Denver, CO, Light as a Material

Beck & Eggeling International Fine Art, D üsseldorf, Germany, bewegend

Lukas Feichtner Galerie, Vienna, Austria, bewegend

Galerie Hollenbach, Stuttgart, Germany

2004

Chiaroscuro Contemporary Art, Santa Fe, NM, Light as a Material

Buschlen-Mowatt Galleries, Vancouver, Canada

Lowe Gallery, Atlanta, GA

Galerie Peter Borchardt, Hamburg, Germany

2003

Fassbender Gallery, Chicago, IL

Lowe Gallery, Santa Monica, CA, Light as a Material 2 (catalog)

Diana Lowenstein Fine Arts, Miami, FL, Light as a Material 1 (catalog)

Lowe Gallery, Atlanta, GA

Rule Gallery, Denver, CO

Galerie Hollenbach, Stuttgart, Germany

Galerie Feichtner & Mizrahi, Vienna, Austria, Light as a Material 1 (catalog)

2002

Buschlen-Mowatt Galleries, Palm Desert, CA

Lowe Gallery, Atlanta, GA, riechend (catalog)

Fassbender Gallery, Chicago, IL

Jacob Karpio Gallery, San Jose, Costa Rica

2001

Museum of Contemporary Art, Boulder, CO, riechend

Fassbender Gallery, Chicago, IL, me water

Lowe Gallery, Atlanta, GA,

Artcore Gallery, Toronto, Canada, white

Beck & Eggeling International Fine Art, D üsseldorf, Germany, riechend (catalog)

Kunstverein Lippstadt, Lippstadt, Germany, riechend ( catalog)

2000

Jacob Karpio Gallery, San Jose, Costa Rica

Lowe Gallery, Atlanta, GA

Galerie Feichtner & Mizrahi, Vienna, Austria

Galerie Beck & Eggeling, Leipzig, Germany

Galerie Hänel, Wiesbaden, Germany

Art Cologne, Galerie Hänel, Cologne, Germany, me water ( catalog)

Art Frankfurt, Galerie Hänel, Frankfurt, Germany, me water

1999

Contemporary Art Center of Peoria, Peoria, IL, Heads and Vessels

Kunsthalle Bielefeld (Studiengalerie), Bielefeld, Germany, innen (catalog)

Peyton Wright Gallery, Santa Fe, NM

Galerie Bernd Dürr, Munich, Germany, Eine andere Art von Licht

Galerie Hans-Jürgen Siegert, Basel, Switzerland

Galerie Beck – Eggeling - Schlag, Düsseldorf, Germany, Zwischenräume

Galerie Feichtner & Mizrahi, Vienna, Austria

1998

Fassbender Gallery, Chicago, IL, Heads and vessels 2 (catalog)

Lowe Gallery, Atlanta, GA, Heads and vessels 2 (catalog)

Jan Maiden Fine Art, Columbus, OH

Jacob Karpio Gallery, San Jose, Costa Rica

Galerie van Alom, Berlin, Germany , Heads and vessels 2 (catalog)

Galerie Hans-Jürgen Siegert, Basel, Switzerland

Galerie Hänel, Frankfurt, Germany , Heads and vessels 2 (catalog)

1997

Jain Marunouchi Gallery, New York, NY

Peyton Wright Gallery, Santa Fe, NM, Heads and Vessels

Lowe Gallery, Atlanta, GA

Galerie Maria Sels, Düsseldorf, Germany

1996

Jain Marunouchi Gallery, New York, NY

Galerie Bernd Dürr, Munich, Germany

Galerie van Alom, Berlin, Germany

Galerie Hänel, Frankfurt, Germany , Heads and vessels (catalog)

1995

Sherry Frumkin Gallery, Los Angeles, CA, with bird

Mindy Oh Gallery, Chicago, IL, with bird ( catalog)

Jain Marunouchi Gallery, New York, NY

Marcia Rafelman Fine Arts, Toronto, Canada

1994

Jain Marunouchi Gallery, New York, NY

Lowe Gallery, Atlanta, GA

Mindy Oh Gallery, Chicago, IL

Marcia Rafelman Fine Arts, Toronto, Canada

Galerie van Alom, Berlin, Germany

Autogen Gallery, Dresden, Germany

1993

Tamenaga Gallery, New York, NY , between everything ( catalog)

Hypo Bank Foundation, New York, NY, between everything (catalog)

Lowe Gallery, Los Angeles, CA

Lowe Gallery, Atlanta, GA

Siegerlandmuseum , Siegen, Germany, between everything

Galerie Bernd Dürr, Munich, Germany

Galerie van Alom, Berlin, Germany

1992

Jain Marunouchi Gallery, New York, NY, reaches ( catalog)

Lowe Gallery , Atlanta, GA, reaches

Lowe Gallery , Los Angeles, CA, reaches

1991

Payton Rule Gallery, Denver, CO

Galerie Bernd Dürr, Munich, Germany, reach in the dust ( catalog)

Galerie van Alom, Berlin, Germany

1989

Galerie van Alom, Berlin, Germany

Kunstverein Paderborn, Paderborn, Germany, rongo-rongo Südseebilder

1988

Euro Gallery, London, England

Galerie Delta, Rotterdam, Netherland, rongo-rongo Südseebilder (catalog)

Galerie Bernd Dürr, Munich, Germany, rongo-rongo Südseebilder (catalog)

Galerie Trost, Lippstadt, Germany

2009 Chiaroscuro Gallery, Scottsdale, AZ

Lukas Feichtner Galerie, Vienna, Austria

Beck & Eggeling International Fine Art, Düsseldorf, Germany

2008 Gebert Contemporary, Santa Fe, NM

Diana Lowenstein Fine Arts, Miami, FL

Ruth Bachofner Gallery, Los Angeles, CA

2007 Lukas Feichtner Gallery, Vienna, Austria

Galería Álvaro Alcázar, Madrid, Spain

Klaus Steinmetz Arte Contemporaneo, San Jose, Costa Rica

2006 Ruth Bachofner Gallery, Los Angeles, CA

Chiaroscuro Gallery, Scottsdale, AZ

Diana Lowenstein Fine Arts, Miami, FL

Beck & Eggeling International Fine Art, Düsseldorf, Germany

2005 Chiaroscuro Contemporary Art, Santa Fe, NM

Buschlen-Mowatt Galleries, Vancouver, Canada

Galerie Pascal van Hoecke, Paris, France

Galerie Hollenbach, Ausstellungsraum Zürich, Switzerland

2004 Buschlen-Mowatt Galleries, Palm Desert, CA

Chiaroscuro Gallery, Scottsdale, AZ

Ruth Bachofner Gallery, Los Angeles, CA

Lukas Feichtner Galerie, Vienna, Austria

2003 Chiaroscuro Contemporary Art, Santa Fe, NM

Buschlen-Mowatt Galleries, Vancouver, Canada

Beck & Eggeling International Fine Art, Düsseldorf, Germany

Galerie Peter Borchardt, Hamburg, Germany

2002 Lawrence University, Wriston Art Center, Wisconsin, Landscape and the natural order

Indiana University, Center of Contemporary Art, Indiana, Departure American Contemporary Landscape

Artcore Gallery, Toronto, Canada

Galerie Feichtner & Mizrahi, Vienna, Austria

2001 Cardinal Strich University Museum, Milwaukee, WI, sublime landscape

Galerie Beck & Eggeling, Leipzig, Germany

Galerie Hollenbach, Stuttgart, Germany

2000 Coninx Museum, Zürich, Switzerland, beyond borders (catalog)

Galerie Beck & Eggeling, Düsseldorf, Germany

Artcore Gallery, Toronto, Canada

1999 Fassbender Gallery, Chicago, IL

Galerie Beck & Eggeling, Leipzig, Germany

Galerie van Alom, Berlin, Germany

1998 Jain Marunouchi Gallery, New York, NY

Peyton Wright Gallery, Santa Fe, NM

Galerie Feichtner & Mizrahi, Vienna, Austria

1997 Fassbender Gallery, Chicago, IL

Galerie Hänel, Frankfurt, Germany

Galerie Bernd Dürr, Munich, Germany

Galerie Hans-Jürgen Siegert, Basel, Switzerland

1996 Lowe Gallery, Atlanta, GA

Mindy Oh Gallery, Chicago, IL

Galerie Maria Sels, Düsseldorf, Germany

Galerie Hans-Jürgen Siegert, Basel, Switzerland

1995 Galerie Hänel, Frankfurt, Germany

1994 Tamenaga Gallery, New York, NY

Galerie Bernd Dürr, Munich, Germany

1993 Jain Marunouchi Gallery, New York, NY

Galerie Hänel, Frankfurt, Germany

1992 Tamenaga Gallery, New York, NY

1989 Haus der Kunst, Munich, Germany, Kunst ‘89

 

FIERE:

Arco Madrid

Armory Show New York

Art Basel

Art Basel| Miami Beach

Art Brussels

Art Chicago

Art Cologne

Art Dubai

Arte Fiera Bologna

Art Forum Berlin

Art Frankfurt

Art Miami

Art Moscow

Art San Francisco

Art Strassbourg

Art Toronto

Art Zürich

CIGE Beijing

Dresdener Kunstmarkt

Fiac Paris

Guadelajara Art Fair

Hong Kong International Art Fair

Kunst Köln

Kunst Wien

Los Angeles Art Show

maco Mexico City

Palm Beach Contemporary

Pulse London

Pulse Miami

Shanghai Contemporary

ViennAfair

Arcangelo Sassolino - Esposizioni

MOSTRE PERSONALI

 

2006

Arcangelo Sassolino, Galleria Gallica, Milano

2004 

Rimozione, Galleria Arte e Ricambi, Verona

2003

MiArt, Galleria Grossetti, Milano

Art Cologne, Galleria Grossetti, Milano

2001

Concrete Matters, Galleria Grossetti, Milano

 

MOSTRE COLLETTIVE

 

2009

ArtVerona, Grossetti Arte Contemporanea, Verona

Selection, Grossetti Arte Contemporanea, Milano

2005

Visioni, Chiostri di S.Agostino, Bergamo

2004

AAVV: 30, Galleria Fumagalli, Bergamo

Artissima (Torino), Galica Arte contemporanea, Milano

Zilch, Galleria Arte e Ricambi, Verona. A cura di Alberto Zanchetta

2003

Mito-Logica-Mente, Borgo Medievale di Castelbasso (Teramo). A cura di S. Pegorar

N-E Fondazione O'Artoteca, Milano. A cura di S. Menegoi

2002

Laboratorio di Scultura Europea 11 Brolo, Mogliano (Treviso)

Autonomie, Galleria Grossetti, Milano

2001

Materia-Niente, Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia. A cura di L. M. Barbero

 

 

 

Roberto Rizzo - Testi

Nato a Cernusco sul Naviglio ( Milano ) il 28 ottobre 1967.

TESTI

 

1986 – “QUINDICI “CERCATORI D’ARTE” AL BASSANESE”, Il Piccolo, Febbraio 1986

1990 – “DE PICTURA PICTA”, Elisabetta Longari, catalogo, Galleria Care Of, Gennaio 1990

“NOTE SPARSE SULLA SITUAZIONE DELLA GIOVANE ARTE LOMBARDA AGLI ALBORI DEGLI ANNI ’90”, Elisabetta Longari, Terzoocchio, Marzo 1990

1993 – “A FESTA FROM MILAN”, Brian Fallon,  The Irish Times, Aprile 1993

“A DASH OF ITALIAN FLAIR BRIGHTENS UP GALLERIES”, Aidan Dunne, The Sunday Tribune,  Aprile 1993

“PARIGI – DESIGN ITALIANO AL GRAN PALAIS”, Antonella Micaletti,  

Altrimmagine, Luglio 1993

“LA FABBRICA ESTETICA- UN ESEMPIO DI ARTE GIOVANE ITALIANA”, Antonella Micaletti,  Titolo, Ottobre 1993

1994 – “LA STRADA”, Martina Corgnati, catalogo, Comune di Ventimiglia, Luglio 1994

1995 – “ASTRATTAMENTE”, Antonella Micaletti, catalogo, Galleria Nuova Icona, Marzo 1995

2001 – “APRIAMO LA GABBIA DELL’ASTRAZIONE – UN PANORAMA DELLA GIOVANE PITTURA 

ASTRATTA ITALIANA”, Angela Madesani, Ipso Facto, Settembre 2001

2002 – “SEI”, Roberto Caracciolo, catalogo, Galleria Corraini, Febbraio 2002

“ASTRAZIONE ZERO”, Angela Madesani, catalogo, O’ Artoteca /Cascina Roma/Palazzo Piacentini, Marzo 2002

“ECCOCI”, Angela Madesani, catalogo, Galleria Dirarte, Maggio 2002

“ PERISCOPIO - SIAMO TUTTI FIGLI DI N.N.? ”, Angela Madesani, catalogo, Galleria Gruppo Credito Valtellinese, Ottobre 2002

“ASTRAZIONE”, Angela Madesani, Juliet, Dicembre 2002

2003 – “ROBERTO RIZZO, PROCESSI NON OGGETTI ”, Giovanni Maria Accame, catalogo, 

Galleria Grossetti Arte Contemporanea, Gennaio 2003

“LE FIGURE MANCANTI ”, Giovanni Maria Accame, catalogo, Fondazione Palazzo Bricherasio, Febbraio 2003

 

PROCESSI NON OGGETTI - Gennaio 2003

di Giovanni Maria Accame 

L'idea di pittura che ci propone Roberto Rizzo è l'idea di un'osservazione trasformata e trasformatrice, un'osservazione che ha trovato nella pratica riflessiva lo strumento con il quale condurre realtà differenti a un confronto, che può originare un contrasto, una contaminazione o un futuro ricordo. 

L' esperienza della pittura americana degli anni cinquanta e le successive indicazioni della pittura radicale, compresa l'analiticità degli anni settanta in Europa, sono per questo artista un sicuro riferimento, ma sarebbe profondamente restrittivo e fuorviante pensare a questa come l'unica fonte di una formazione assai più articolata. 

Una delle maggiori differenze che distingue la cultura e il modo di intendere il proprio lavoro, tra la generazione più giovane di artisti e quelle precedenti, è rappresentata proprio dalla variegata difformità degli interessi e dei rimandi che è oggi una caratteristica comune, rispetto a una più definita linearità di attenzioni che si poteva cogliere nelle generazioni più anziane. 

L'irregolarità con cui, anche lo sguardo di Rizzo, si è mosso e si muove su cose diverse e non obbligatoriamente d'arte, non gli impedisce d'avere assunto dei metodi d'indagine e delle condotte di lavoro esigenti e, in qualche caso, anche intransigenti.

E' certo questo modo di porsi, interrogante e riflessivo, che gli permette di afferrare e connettere i diversi tracciati dell'esperienza entro un campo coerente d'indagine pittorica. Gli stimoli e le immagini, qualunque sia la loro provenienza, si trasformano nel linguaggio che Rizzo ha maturato negli anni. Un processo, quello del suo lavoro, che si è evoluto con determinazione, ma certo non senza difficoltà. Segnalatomi da Carmengloria Morales, ho frequentato lo studio già dal periodo in cui aveva da poco terminato l'Accademia di Brera.

La tendenza a scegliere le soluzioni meno prevedibili e, in particolare, a generare delle situazioni di contrasto, conducevano i suoi quadri ad affrontare ogni volta delle battaglie ostinate. Anche nelle prove di quei primi anni, la pittura si formava attorno a un' idea e se quest' idea era ritenuta necessaria, non poteva essere accantonata perchè ardua. Di quell'impostazione originaria è rimasto molto, perchè appartiene al carattere dell'artista, al suo modo d'essere. E' però assai mutata la capacità di controllare le contrapposizioni interne. Ogni scelta, nella pittura come nella vita, comporta delle esclusioni. Per quanto si pensi di costruire aggiungendo, è sempre più ciò che escludiamo che ci fa procedere nella nostra costruzione. Ora Rizzo sa escludere quanto sarebbe d'impedimento alla comprensione delle sue idee.

Sopra tutto ha dato spazio al vuoto come elemento essenziale per guidare lo sguardo e rendere possibile il pensiero. Senza il vuoto non accadrebbe nulla di ciò che accade.

E, nei lavori attuali, il senso dell'accadere fa da sfondo a ogni altra percezione. 

La forma del supporto, contrasti e relazioni tra le parti, le interruzioni della superficie, tutto contribuisce a predisporre un accadimento che concentra in sè le intenzioni dell'artista. Questa non è certo una pittura che si coagula attorno a umori improvvisi e transitori, l' idea che la precede richiede il tempo e lo spazio di cui necessita una figura che nasce prima nel pensiero e poi nello sguardo. Una concettualità della pittura che dopo Reinhardt e Ryman, è oggi presente in molti protagonisti di quest'area di esperienze, da Knoebel ad Halley, e con la quale Rizzo, che ebbe per docente Carmengloria Morales, si confrontò molto presto. 

È sicuramente l'idea del limite che ha prevalso nel lavoro degli ultimi due anni, precisandosi ma anche arricchendosi di ulteriori risvolti problematici. Partendo dai concreti confini che ha ogni opera di pittura, da quello spazio del quadro, idealmente assoluto ma in realtà fisicamente relativo, come dice lo stesso Rizzo, è pervenuto ad altri margini, delle cose e delle idee. Arrotondare gli angoli, è allora un modo per accentuare la particolarità del discorso artistico, ricordandone la storia ma anche l'oggettualità. Il confine del quadro divenire qui un luogo dove s'incrociano storia e fenomenologia. La sagomatura della superficie è testimone di tutte le forme storiche assunte dalla pittura nei secoli e, nel medesimo tempo, segno di una fisicità in atto, che si colloca nel nostro stesso spazio di vita, entro il raggio della nostra percezione.

Storia e attualità fanno parte di un rapporto con l¹arte contemporanea, che non può che essere particolare, immerso nella soggettività del vivere una propria esperienza. 

E' forse per reagire a un eccesso di emotività individuale che Rizzo agisce intenzionalmente su due distinte figure archetipe della pittura: il monocromo e la movimentazione dell'impasto cromatico. Due momenti che, nella realizzazione dei suoi lavori, svolgono dei precisi ruoli. La monocromia fredda, impersonale, solo alcune volte percorsa da lievi vibrazioni, vuole creare uno spazio di decantazione, visiva e mentale, che acuisca l'attenzione di chi guarda. In questo silenzio, che è già esso stesso un importante momento dell¹opera, prende corpo la seconda figura. Una figura a questo punto necessaria e, di conseguenza, anche fortemente simbolica.

La stesura pittorica che si addensa in queste forme circoscritte, mai debordanti, ritagliate anzi con contorni netti, racchiude tutto il sentimento del fare pittura. Ne deriva, così almeno appare ai miei occhi, una poeticità lieve, priva di forzature.

La costruzione concettuale che presiede questi lavori, non impedisce il costituirsi di un'espressività interna, tenuta volutamente su registri misurati, ma proprio per questo più resistente nel tempo e maggiormente penetrante nel nostro pensiero.

C'è un ulteriore elemento che ho già ricordato e non può essere trascurato: la presenza, non assoluta ma prevalente, di un'interruzione, una sospensione della superficie che si divide pertanto in due parti. Un intervento, questo, che non vuole avere la drammaticità della lacerazione e nemmeno la programmata ripartizione del dittico. L'interrompere la continuità del piano ha la funzione di creare un'apertura, una soglia che permette di attraversare il quadro non solo orizzontalmente, ma anche verticalmente. Il vuoto che si inserisce nello spazio della pittura, non è da intendersi solo come un'uscita dalla sua unitarietà, ma anche un'ideale escursione oltre il suo fondo. Quell'improvvisa assenza della superficie non ha, infatti, il carattere di un vuoto generico, ma di un'assenza determinata, che deriva da un preciso atto di sottrazione. Ecco perchè il vuoto è sì una pausa percettiva, un'ulteriore constatazione dei limiti oggettuali dell'opera, ma è anche presenza di un'assenza. E' confine simbolicamente denso di significati, proprio perchè contenitore d¹ogni possibile divenire.

Non è forse senza qualche sorpresa che, dopo aver osservato attentamente il lavoro di Rizzo, ci si accorge come ogni suo atto così formalmente compiuto, viene messo in discussione da un altro intervento con opposte caratteristiche. L'equilibrata armonia che appare in queste opere è in realtà frutto di una continua tensione tra forze contrapposte. E' probabilmente in questo modo di procedere che l'artista riesce a toccare il limite, secondo quanto ha dichiarato di voler fare. Così facendo, infatti, mostrando di ogni cosa il confine, afferma il concetto di come nessun elemento, materiale o immateriale che sia, possa essere totalmente autonomo, possa esistere in sè. E, dunque, dietro alla permanenza dell'immagine vi è lo scorrere della sua concezione, quella stessa che, nella concreta presenza del quadro, non vede un oggetto ma un processo. 

 

Dal libro edito in occasione della mostra Galleria Grossetti Arte Contemporanea 

Traduzione : Lisa Hockemeyer, Londra Web Site : Giovanni Zullo, Milano